Ci sono dei dischi che mi entrano in circolo. Sotto pelle. Che toccano delle corde segrete, interne. Entrano in risonanza con il tuo stato d’animo. Sono dei dischi speciali. Che sembrano essere stati fatti per te. Che ti trascinano in un infinito deja vu. Echi di ricordi passati. Questo è quello che A Soft and Gatherable Star è per me. Un disco notturno, che si schiude al buio. Che ti culla dolcemente. Che ti sussurra nell’orecchio una ninna nanna dolce e amara.
La traccia di apertura è, per me, la perla del disco, Oceanside Spider House. Sin da subito la melodia ti avvolge, la musica ti rapisce e ti porta lontano. 3 minuti di pura magia. Basterebbe questo. Ma il disco continua la sua lenta litania. La sua lenta carezza. Ci sono pezzi più “ambient”, vedi la stupenda Ashes Over Shute Shelve, ma tutto il disco è maledettamente ipnotico. Maledettamente bello.
Gli Jabu combinano atmosfere rarefatte, arrangiamenti minimali e una produzione eterea che avvolge l’ascoltatore in un abbraccio sonoro al tempo stesso fragile e avvolgente.
Le tracce si muovono tra dream pop e ambient, con un’eleganza che non cerca mai il colpo di scena, ma che costruisce un mondo in cui perdersi. La voce delicata e quasi sussurrata si intreccia a testi criptici e poetici, esplorando temi come la perdita e il desiderio di connessione, senza mai scadere in banalità.
A Soft and Gatherable Star tocca temi vicini al cuore: solitudine e desiderio, amore e dramma silenzioso. Una notte incantevole trascorsa dormendo in una radura della foresta, dove il vasto cielo coperto rivela il cosmo per un’eternità fugace; la sua bellezza è immensa, specialmente nell’intimità condivisa dell’ascolto. I Jabu risvegliano qualcosa di profondo nelle viscere con le loro interpretazioni crude e tenere di una realtà fragile, sensibile e sincera.
Jabu firma un lavoro che non vuole impressionare ma emozionare, ideale per chi cerca una colonna sonora per momenti di introspezione profonda. Un viaggio musicale che lascia spazio al silenzio e alla contemplazione.
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