Ogni tanto anche gruppi Italiani riescono a elevarsi e suonare “internazionali”. E’ il caso dei Tiger!Shit!Tiger!Tiger! che con questo disco di inizio 2024, tirano fuori un album di assoluto valore. Visti anche live al 30 Formiche a Roma, dove hanno dimostrato di saperci fare anche in veste live. Ma torniamo al disco, Bloom è un album che vive di tensioni calibrate e contrasti netti, con un soundscape denso e stratificato che fonde l’energia abrasiva del noise rock con le dinamiche melodiche shoegaze. La produzione è curata nei dettagli, ma non sacrifica l’immediatezza e la spontaneità, elementi centrali dell’identità della band umbra.
Le chitarre dominano con un timbro ruvido e tagliente, enfatizzato da un uso sapiente di riverberi e distorsioni che creano una stratificazione sonora avvolgente. Il basso si muove con incisività, fungendo da collante tra la frenesia ritmica e le aperture più melodiche, mentre la batteria si distingue per precisione e dinamicità, con pattern serrati e potenti che guidano l’intero lavoro.
Le tracce si articolano con equilibrio tra disordine sonoro e forma canzone. Da Memory, ipnotica, a Stones, con le sue atmosfere scure alla Jesus and Mary Chain, fino a Endless, che esplode con vibrazioni funeree e sonorità alla Sonic Youth, ogni brano aggiunge un tassello a un quadro complesso. Empty Pool è un magma sonoro che mostra il controllo del caos da parte della band, mentre Blanket e In Between portano in superficie influenze goth, richiamando i primi Cure e i Sister of Mercy.
Se il sentimento prevalente è quello di un’imminente fine, il disco parla in realtà di rinascita, di un equilibrio tra la violenza delle emozioni e la delicatezza dei momenti di respiro. Bloom è un lavoro denso, che spazia tra noise, shoegaze, grunge e post-punk, con un’anima radicata negli anni ’90 e una visione moderna e raffinata.
Tecnicamente solido, Bloom mostra una band che ha affinato la propria identità sonora, trovando un equilibrio maturo tra urgenza e riflessività. Il risultato è un album che si distingue nel panorama italiano per la capacità di coniugare un linguaggio internazionale con un’autenticità radicata, rendendolo un punto di riferimento per gli amanti del genere. È il ritorno di una band che non ha mai inseguito le mode, ma ha sempre puntato a un pubblico internazionale con autenticità e coerenza. Un album che segna un ulteriore passo avanti, destinato a rimanere nelle orecchie e nel cuore di chi sa cogliere l’intensità e l’urgenza della musica indipendente.
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