Anno: 2025 | Label: Universal Music | Genere: Cantautorato Pop

Non avevo mail considerato più di tanto Brunori, sono quelle cose che succedono. Pur essendo un potenziale ascolto nelle mie corde, non è mai scattata la scintilla. E non sarebbe scattata neanche quest’anno, dove, pur avendo visto come al solito Sanremo, non mi è capitato di sentirlo suonare. Cosi, finito il Festival, pur essendo arrivato terzo, non avevo intenzione di dedicarmi al disco. Poi leggo che è stato prodotto da Sinigallia di cui sono un grandissimo fan e cosi faccio partire la prima traccia eh. Ed è subito magia. Sembra un disco di Sinigallia ma con una nuova sensibilità. splendide canzoni, bei testi, quella malinconia e semplicità che solo Riccardo sa dare ai dischi che produce.

La produzione essenziale ma chirurgica, tipica del tocco di Sinigallia, permette ai brani di respirare, lasciando spazio alla voce e ai testi di Brunori senza mai sovrastare l’aspetto narrativo, dando a L’albero delle noci una dimensione intima e riflessiva che segna un ritorno maturo e consapevole per Brunori Sas.

Musicalmente, l’album si muove su coordinate cantautorali tradizionali, ma con un’attenzione particolare agli arrangiamenti. Pianoforte e chitarra acustica fanno da protagonisti, mentre un uso sapiente degli archi dona profondità emotiva senza scadere nel patetico. L’approccio minimalista, ma estremamente curato, riesce a trasformare ogni brano in una piccola scenografia sonora.

Il brano d’apertura, “Per non perdere noi”, introduce l’ascoltatore in un viaggio emotivo attraverso le sfide e le gioie della vita familiare, qui il tocco di Sinigallia è notevole, sembra una sua canzone. La title track, presentata al Festival di Sanremo 2025, è una dedica alla figlia Fiammetta, in cui l’artista riflette sul cambiamento interiore portato dalla paternità. “La ghigliottina” si distingue per il suo ritmo incalzante e un testo ironico che critica le contraddizioni della società contemporanea.

Ti vedo un po’ stanco, maschio etero bianco, Tra ricatti morali, colpe ancestrali, monete di scambio, Tu vorresti tornare di nuovo ai bei tempi di mamma e papà, Perché ti sembra normale che non sia normale la diversità

Brunori non dimentica le sue radici calabresi, omaggiandole con “Fin’ara luna”, un brano in dialetto che racconta con intensità la perdita e l’amore. In “Pomeriggi catastrofici”, l’artista dipinge scene di vita quotidiana con un tocco nostalgico, evocando immagini familiari e momenti condivisi. “Il morso di Tyson” e “Più acqua che fuoco” aggiungono dinamismo all’album, con sonorità più energiche che richiamano le influenze rock degli esordi di Brunori.

“L’albero delle noci” è un disco che punta dritto al cuore dell’ascoltatore, ma lo fa con l’eleganza di chi sa che la semplicità, se ben orchestrata, può essere più potente di qualsiasi artificio. Un lavoro che conferma Brunori Sas come una delle voci più autentiche e ispirate del panorama italiano, impreziosito dalla maestria produttiva e dalla collaborazione di Sinigallia.


GiampaoloM

Ascolto Musica, vado a Concerti, Scatto foto. Vivo a Roma.

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