Mary in June – Ferirsi (2011)
Ascoltateli e provate a non lasciarvi stregare dai Mary in June. Per me questo Ferirsi è indubbiamente il disco d’esordio italiano dell’anno e comunque tra i migliori dischi italiani di questo 2011.
Ascoltateli e provate a non lasciarvi stregare dai Mary in June. Per me questo Ferirsi è indubbiamente il disco d’esordio italiano dell’anno e comunque tra i migliori dischi italiani di questo 2011.
A Roma salutavo gli amici. Dove vai? Vado in Perù. Ma che sei matto? Me ne andavo da quella Roma puttanona, borghese, fascistoide, da quella Roma del “volemose bene e annamo avanti”, da quella Roma delle pizzerie, delle latterie, dei “Sali e Tabacchi”, degli “Erbaggi e Frutta”, quella Roma dei castagnacci, dei maritozzi con la panna, senza panna, dei mostaccioli e caramelle, dei supplì, dei lupini, delle mosciarelle… Me ne andavo da quella Roma dei pizzicaroli, Leggi tutto…
Aftertime non è un album per tutti, ossessivo, rumoroso, disarmonico e assordante.
Sylvain riesce a condensare in questo The Black Book of Capitalism tutta la sua classe cristallina di compositore e al contempo la capacità di toccare le corde più profonde ed intime dell’anima.
Prova deludente, aspettiamo pazienti che si facciano un nuovo trip e ci mostrino nuovamente di che stoffa sono fatti.
Quattro brani per 46 minuti di tormentato Black Metal come non se ne sentiva da tempo. Two Hunters è un disco epico, maestoso, ispirato e, come da miglior tradizione, incazzato.
Ravedeath, 1972 è un disco denso, che rapisce l’ascoltatore attento, ma che è in grado di suggestionare anche l’ascoltatore distratto. Sicuramente va ascoltato a volumi adeguati e/o in cuffia per cogliere le mille sfumature e il lavoro certosino che è stato fatto per ogni brano.
Album con due anime, ognuna con la propria bellezza, concorrono a rendere questo lavoro speciale.
Lasciatevi ammaliare ed ipnotizzare dalla spettrale voce di Mushy e dalle sue ipnotiche marcette e ninne nanne al sapore di Synth impalpabili. Non ve ne pentirete.
In pratica Grouper ha fatto questo Album (Dream Loss) in cui canta come nei migliori dischi gotici, un canto lisergico, un vero e proprio mantra. La sua voce arriva da lontano, come se avesse registrato le tracce vocali cantando, salmodiando, dal cuore di una fitta foresta lasciando tuttavia il microfono nel sottobosco, al limitare dei primi alberi.
Volevo scrivere qualcosa su IOSONOUNCANE e la sua “Macarena su Roma”. Ma come faccio a non essere accusato come al solito di essere un esagerato? Un esagitato tutto punti esclamativi e superlativi assoluti? Non posso davvero perchè Jacopo Incani (La persona dietro IOSONOUNCANE) è davvero un Genio.
Questo “Per ora noi la chiameremo felicità” è una fotocopia del precedente. Inteso, niente di male, ci macherebbe. Comunque un bell’album. Ma, cavolo, sembra non sia cambiato nulla. Ed a peggiorare la situazione anche i testi sono molto ma molto meno potenti del precedente.
Non so come farvi capire come Moltheni è riuscito completamente a rapirmi. In poco tempo. Con poco. E’ una storia lunghetta.
Non starò qui a dilungarmi. Di questo nuovo lavoro di Scuba: Triangulation ne parlano in molti. E tutti ne dicono un gran bene. Me compreso.
quando l’Ambient incontra il Dubstep. Ambient cupa, spessa e profonda come i bassi che pervadono e scorrono in ogni pezzo.
Come dicevo prima, il passato è pieno di dischi da scoprire. Questo mese è il turno dei Blind Idiot God e dei Tool. Ok, i Tool. Chi non li conosce? Chi non ha amato alla follia Lateralus? Beh, Io. Lo giuro. La mia storia con Lateralus è infinita. Lo ascoltai la prima volta quando usci. 2001. Ma hai tempi ero perso dietro Radiohead e System of a Down. Lateralus mi risultò ostico. Ma piaceva davvero a troppe persone che Leggi tutto…
Riporto uno scambio di Mail tra me ed il mio amico Manuel sul nuovo EP degli And So I Watch You From Afar, Letters. Visto che se ne parla davvero poco in Italia, ed invece sono notevoli, ne parlo nuovamente molto volentieri.
C’è della freschezza, del mestiere ovviamente, ma anche del carattere. Niente di nuovo. Niente cambi di rotta. Ma della sana capacità di suonare suite strumentali senza perdersi in sterili lungaggini. Niente brodini. Autoreferenziali il minimo che basta.
Senza Parole. Sono stravolto. Non mi aspettavo niente del genere. Niente. Avevo già apprezzato il talento e la bravura della diciannovenne Austriaca Anja Plaschg su album. Il suo Lovetune for Vacuum mi ha stregato, ma. Ma è riuscita comunque a lasciarmi senza parole. Parole che ora cavo fuori dallo stomaco dove me le ha cacciate, per parlarvi di questa incredibile prova live di Anja. Perché se su disco incanta, dal vivo… Dal vivo è tutta un’altra storia. Lei, un piano Leggi tutto…
Evoluzioni non ve ne sono. Qui non si è sempre a caccia di nuovo, eh. O di novità. Quindi ben venga che i Lali Puna ci ripropongano il loro classico stile. Semplicemente non vi aspettate qualcosa di diverso da una splendida ripetizione della loro ricetta.
A me la musica italiana piace. Non so uno di quelli che snobbano i musicisti nostrani. Che solo la musica straniera è bella. No. Naturalmente quando parlo di “Italiani” non mi riferisco ai soliti nomi noti (che non sto qui a citare). Parlo dei musicisti di nicchia. Di Provincia. Lontani dalle luci della ribalta e da un contratto discografico sotto Major. Loro si, che meritano rispetto e considerazione. Inizio con dei miei conterranei. Siciliani. Palermitani, Leggi tutto…
Gli Irlandesi And So I Watch You From Afar si rifanno al Post-Rock aggiungendo grinta dove gli altri mettono melodia. Fuoco e fiamme nei loro lunghi e potenti pezzi strumentali.
Nessuna innovazione. Nessun cambio di stile, nessuna variante. Puro. Sano. Black. Metal.
Io la Techno non l’ho mai capita. Quelle sequenze infinite ed identiche. Monotone. Ripetitive. O almeno cosi credevo, cosi mi dicevano le mie orecchie. Ma sono uno che non molla facilmente. Strano che a me non dica nulla questa Techno. Piace a molti. E poi vado matto per tutte le altre colorazioni della musica elettronica. Bah. Sascha Funke. Lui è stato il primo a levare il velo. A mostrarmi cosa può essere la Techno. Ascolta bene! Leggi tutto…
Rock come non l’avete mai sentito fino ad ora. Dilatato. Etereo. Rallentato all’inverosimile ma, al contempo, stupendo. Una perla. Un classico. Un capolavoro che non ha più segreti. Almeno per me.
Musica Folk. La più pura, la più cristallina. Voce e Chitarra. Delicato Fingerpicking. A volte i pezzi si perdono in splendide digressioni ai limiti dell’ambient. La chitarra viene accompagnata da lievi basi elettroniche. Senza tuttavia scadere nel virtuosismo ne in prolissità.
Constellations è la notte nel Texas. Con le sue stelle. Con le sue ombre. E questa notte non è mai stata cosi bella.
Ho ascoltato “I’m New Here”. Ed è stato come se un auto entrasse a 180 all’ora dentro una vetrina (cit). E quella vetrina sono io.
Disco interlocutorio con qualche bel pezzo ma che non convince in pieno
…Che mi portan lontano, lontano, lontano… Ultimamente sto ascoltando alcuni dischi niente male. Solo che non è facilissimo parlarne, perchè non sono di quei dischi che ti fanno gridare subito al miracolo, che ti entrano in testa e ti fanno interrompere qualunque cosa tu stia facendo per dedicargli attenzione. No. Non sono quel genere di dischi. In attesa che mi venga (chi sa mai) l’ispirazione per scriverne diffusamente butto giù due paroline due. Il primo Leggi tutto…
Ieri ero ad un concerto. Non importa che concerto fosse (Mono). Quello che conta è che fossi ad un concerto. Io ho bisogno di andare ai concerti. E, aimè, questa cosa l’ho scoperta tardi. Quando ormai di concerti me ne ero persi tanti. Troppi. Ma recupero. Poco a poco. Forse. A Palermo di concerti non ce n’erano. Almeno non di quelli che cercavo io. Non c’erano locali. O meglio. Diciamo che non c’era il Circolo degli Artisti. Leggi tutto…
Unreasonable Behaviour è una festa perpetua. Paradisiaca. Lasciva come i ritmi Jazz e ossessiva come la Techno. La House. Ti entra dentro. Ti seduce e ti abbandona. Ti fa muovere e ti strega. Imperdibile. Imprescindibile.
testi surreali, cantati a velocità folli, accompagnati da basi poliedriche (per non dire deliranti) ottenendo un lavoro geniale.
Disco del Decennio! (Come no). Disco dell’anno! (Come no). Disco del Mese (Ecco, gia ci siamo…). Disco della Settimana?
Una colonna sonora che non è una colonna sonora ma un album fatto e compiuto. Un album magnifico. Un album suonato da gente come i Mogwai ed i Kronos Quartet e diretto magnificamente da Clint Mansell. E se questo non vi stuzzica beh, cazzi vostri. Non sapete che vi state perdendo.
Sufjan alterna classici brani folk stile “voce e banjo” a pezzi incredibilmente orchestrati ed a ballate dolci o placide
Non sono bravo a fare le recensioni da rivista, ne tanto meno da Webzine. Non sono capace. Punto. Quindi vi parlerò di Matt prendendo spunto da note biografiche scritte da chi ne sa più di me e ne metterò delle mie. Alla mia maniera. Scusatemi. Sticazzi direte voi. Ok. Sticazzi. Matt Elliott non è normale. Questa è quanto. Questa è la premessa. O meglio, la premessa è Bistol dove il nostro (per ora diciamo il mio) Matt muove le prime Leggi tutto…
Può un disco farci sentire freddo? Gelo? Brividi? By The Throat ci riesce pienamente. Ben Frost compone un disco bello e cristallino. Una pietra miliare del genere.
Come ho conosciuto questo cantautore e me ne sono perdutamente innamorato
Devo ammetterlo, la mia inclinazione verso la musica “nuova” e di “nicchia” a volte mi porta a ignorare completamente qualsiasi gruppo / artista anche minimamente famoso o di successo (non faccio esempi perché potreste uccidermi se vi dicessi il nome di alcuni dei gruppi inseriti nella “lista nera”). In realtà snobbo bellamente anche i “nuovi fenomeni” osannati dalla stampa specializzata, compresa quella alternativa… Tuttavia a volte la curiosità mi spinge ad ascoltare alcuni di questi Leggi tutto…
Ultimamente mi sono dato all’ascolto di questi due artisti che mi hanno molto colpito ed il cui fascino voglio condividere con voi. I tipi in questione possono essere annoverati nel genere/etichetta “Modern Classical” ovvero, sorvolando sui soliti tentativi di etichettare tutto, si può dire semplicemente che suonano “musica da camera”, (ovvero utilizzando strumenti classici come il Pianoforte) decorando il tutto con soluzioni “moderne”. Detta cosi non credo di aver chiarito molto le vostre idee, quello Leggi tutto…
sapiente miscela di electro-pop su basi psichedeliche anni sessanta ottenedo delle sonorità impossibili da non canticchiare
Il disco è splendido, pezzi a volte tesi, a volte melodici, a volte belli e basta, assolutamente da ballare, da mettere alle feste, da ascoltare con le cuffie a tutto volume.
Confesso che il concerto di Diamanda è stato per me come un appuntamento al buio. Di lei conoscevo solo qualche informazione bibliografica (tipo quando si versò un secchio di sangue addosso durante un concerto ad Umbria Jazz) e qualche recensione dei suoi lavori sperimentali (il mitico Scaruffi che da un 8 e 9 a due suoi album). Ma quello che mi ha spinto ad acquistare il biglietto è stata come al solito la mia insana Leggi tutto…
Il suo rock con venature electro-funk fa la sua figura. Il CD va in loop anche se non mancano prove meno convincenti. Ma, come si sà, nessuno e perfetto
E’ difficile parlare di un album che ti ha emozionato. Tutto questo per dire che sto parlando di un album di “elettronica / rumorosa / ambient” o “musica per stati d’animo da 4.00 del mattino” come ebbe a definirla lo stesso Tim Hecker. Questo è Radio Amor
Un album da ascoltare da chi ama atmosfere vellutate e malinconiche rimpiangendo quelle sonorità trip-hop alla Portishead.